ebooks Voci di Poesia
giovedì 27 settembre 2012
martedì 25 settembre 2012
ad Ettore
Ho avuto paura della
morte
paura dei tuoi paradisi
tu eri la mia ape
poggiavi su di me
con la tua benevolenza
e suggevi dal fiore
delle mie rime
tutto il mite coraggio.
Tu mi eri fratello
ed eri anche poesia…
Ma perderti così
per banale allegria
per la morte irridente
o compagno di sogni
che cosa avrei io
fatto!
Non son donna da
piangere la stele
né i silenzi dei
cimiteri
io sono donna di amore
e tu lo sai bene
che cosa avrei fatto
io?
Ti avrei rincorso nei
sogni
lo so, e poi,
lentamente
sarei scivolata nel
sonno
nel sonno della follia
e lì, amandoti per
sempre,
io sarei morta di
amore.
di Alda Merini - da DESTINATI A MORIRE, Poesie vecchie e nuove,
1980
“Si trascura spesso nelle mie biografie
e nelle interviste il mio matrimonio con Ettore, durato una quarantina d’anni,
che viene ad essere confuso con quell’atroce silenzio di cui mi si fa carico.
In realtà solo dieci di questi trentanove anni furono passati in casa di cura e
soffro quando sento che lo si vuole accusare di aver lasciato che mi
ricoverassero, perché non credo che avrebbe voluto regalarmi quelle atrocità.
Anche le mie figlie sono d’accordo nel ricordare un padre amorevole e premuroso
sebbene assolutamente incapace di badare alle faccende di casa. […] Mio marito
Ettore era un uomo virtuoso, elementare se per elementare si intendono gli
elementi della natura. Non era un eroe di leggenda costruito sulla falsariga di
ignobili date. Il suo realismo mi tenne sempre in piedi.
Alda Merini, Reato di vita, 1994
giovedì 20 settembre 2012
sabato 15 settembre 2012
martedì 11 settembre 2012
Alda Merini per gli eventi dell’11 settembre
O New York notturna del nostro amore
così decapitata, ogni tua luce
è stata il vagito della nostra poesia.
Tu non puoi morire quando sogni
poichè noi italiani ti abbiamo
cullato tra le nostre braccia.
Penso che l'amore sia una grande torre
una torre addormentata nel cuore della notte.
Ma questi giganti che ormai non parlano più
hanno sepolto sotto le loro macerie
anche i nostri sospiri d'amore,
"quando la sera si stendeva sopra un tavolo
come un paziente in preda alla narcosi"
così decapitata, ogni tua luce
è stata il vagito della nostra poesia.
Tu non puoi morire quando sogni
poichè noi italiani ti abbiamo
cullato tra le nostre braccia.
Penso che l'amore sia una grande torre
una torre addormentata nel cuore della notte.
Ma questi giganti che ormai non parlano più
hanno sepolto sotto le loro macerie
anche i nostri sospiri d'amore,
"quando la sera si stendeva sopra un tavolo
come un paziente in preda alla narcosi"
Alda Merini
Oh nocturnal New York of our love
Thus decapitated, each night-light
Has been the cry of our poesy.
You can not wither in your dream
For we Italians have
Rocked you in our arms.
I think that love is a great tower
A sleeping tower in the dead of night.
But these giants who forever will be silent
Have entombed beneath their rubbles
Our sighs of love with them,
"When the night lay upon a table
As a patient yielding to narcosis"
Thus decapitated, each night-light
Has been the cry of our poesy.
You can not wither in your dream
For we Italians have
Rocked you in our arms.
I think that love is a great tower
A sleeping tower in the dead of night.
But these giants who forever will be silent
Have entombed beneath their rubbles
Our sighs of love with them,
"When the night lay upon a table
As a patient yielding to narcosis"
Alda Merini
lunedì 10 settembre 2012
lunedì 3 settembre 2012
Paura dei tuoi occhi
Paura dei tuoi occhi,
di quel vertice puro
entro cui batte il pensiero,
paura del tuo sguardo
di quel vertice puro
entro cui batte il pensiero,
paura del tuo sguardo
nascosto velluto d'algebra
col quale mi percorri,
paura delle tue mani
calamite leggere
che chiedono linfa,
paura dei tuoi ginocchi
che premono il mio grembo
e poi ancora paura
sempre sempre paura,
finché il mare sommerge
questa mia debole carne
ed io giaccio sfinita
su te che diventi spiaggia
e io che divento onda
che tu percuoti e percuoti
con il tuo remo d' Amore.
col quale mi percorri,
paura delle tue mani
calamite leggere
che chiedono linfa,
paura dei tuoi ginocchi
che premono il mio grembo
e poi ancora paura
sempre sempre paura,
finché il mare sommerge
questa mia debole carne
ed io giaccio sfinita
su te che diventi spiaggia
e io che divento onda
che tu percuoti e percuoti
con il tuo remo d' Amore.
Alda Merini
da: Il volume del canto
da: Il volume del canto
Iscriviti a:
Post (Atom)