ebooks Voci di Poesia

lunedì 30 aprile 2012

C'è sempre tempo per te



C’è sempre tempo per te
nel mio cuore,
per quel tuo amore soltanto,
che così tanto desiderava
il bacio assoluto della mia notte:
un lunghissimo strisciare misterioso
di voluttà in voluttà,
di città in città.
Un fiore oscuro
mi cresceva spesso
tra le fronde delle mani
quasi fossi un vaso di terra miracolosa,
e così tu respirasti
l’aria pura del sacro mattina della vita.

Alda Merini

La poesia è il luogo del nulla...



Alda Merini

La poesia è il luogo del nulla, il luogo degli incontri, del fiume che è davanti a casa mia.
La poesia è la vita che hai dentro.
E non t’importa se la morte o il vicino di casa vengono a turbare quello che hai da dire.
Molti hanno pensato che la mia poesia sia la mia follia.
Pochi hanno capito, invece, che la mia poesia è nata a prescindere da tutto e da tutti.
Essa è una forza che nasce in me, è come una gravidanza che deve andare a termine.

domenica 29 aprile 2012

Forse è l'angoscia che mi fa cantare




Forse è l'angoscia che mi fa cantare;
come uccello ferito che decade
dall'altissimo ramo e bagna l'ale dentro il tuo ruscello
così son io che giaccio nella terra

avvinghiata da morse di dolore
nè tu vieni, amor mio a risollevarmi
nè tu mi degni di uno sguardo strano....

Ma fin che ho vita canterò il tuo nome
e il tuo nobile passo
e la sfera remota ove risiedi,
ma finchè ho vita io terrò speranza
che mi raccogli e che mi tenga in seno
sol quanto basti a ridonarmi vita.

da "il suono dell'ombra"

venerdì 27 aprile 2012

Ogni mattina



Ogni mattina

Ogni mattina il mio stelo vorrebbe levarsi nel vento
soffiato ebrietudine di vita,
ma qualcosa lo tiene a terra,
una lunga pesante catena d’angoscia
che non si dissolve.
Allora mi alzo dal letto
e cerco un riquadro di vento
e trovo uno scacco di sole
entro il quale poggio i piedi nudi.
Di questa grazia segreta
dopo non avrò memoria
perché anche la malattia ha un senso
una dismisura, un passo,
anche la malattia è matrice di vita.
Ecco, sto qui in ginocchio
aspettando che un angelo mi sfiori
leggermente con grazia,
e intanto accarezzo i miei piedi pallidi
con le dita vogliose d’amore.

foto di mia proprietà: margherite nel parco del Frignano

a Ezio Merini


A Ezio Merini

Fratello, perché chiamarti fratello
se eri soltanto un amico,
un amico piccino piccino
che tenevo per mano.
Abbiamo perso insieme
il cuore più grande del mondo:
nostra madre che cantava
nei giorni di primavera.
Ti ho ritrovato uomo,
con le dita operose che suonavano
il mio cuore.
Ogni tanto adesso mi prendi sui ginocchi
e mi baci la fronte
come fossi tua madre.


Il depresso



Il depresso

Il depresso è un’anima instabile, luttuosa, morta.
Non ci vuole molto ad essere depressi.
Basta un po’ di luna storta, un vento che non è gradevole,
una donna non sincera, qualche colpa di sfortuna.
Il depresso è cavilloso, anomalo, iettatore.
Fa finta di cantare ma in effetti si lamenta.
Il depresso può avere anche un amico,
un poveraccio incolpevole, che da’ un gran da fare
per vederlo sorridere.
Ma il depresso no, non ride, e l’amico volenteroso
finisce per morire sconfitto.
Il depresso è come un vigile urbano
sempre fermo sulla sua catastrofe.
Si comincia da bimbi ad essere depressi
da grandi si diventa perfidi.
Il depresso non se ne accorge
e intorno a li muoiono persone
che tentano di salvarlo e finalmente
dopo aver distrutto un intero mondo di eroi
il depresso rimane felice: è finalmente libero.
Il depresso di annienta, ti uccide,
ma finalmente ride.

Alda Merini

domenica 15 aprile 2012

La nostra epoca



Alla cara memoria di Padre David Maria Turoldo, poeta e amico

La nostra epoca è una gigantesca bolla di solitudini, un aggregato di vite stanche, trascinate al loro epilogo.
Nella consunzione della vecchiaia, l'uomo solo avverte che il proprio ciclo spirituale è concluso.
In fondo,  la vita offre a ognuno tutto quello che deve  offrire.
Spesso, come le cronache dimostrano, con la consunzione della vecchiaia si riacutizza il male morale, l'istinto demoniaco dell'animale umano alla deriva torna a prevalere.
Ci si chiede allora perché Dio, nel suo imperscrutabile disegno, abbia lasciato in vita Lucifero.
Ma la vita, pur nella stanchezza e perfino nella follia della sua estrema stagione, non è un cieco carcere, finché esisterà l'infinito. Perché l'infinito è la faccia di Dio, di Colui che non condanna le nostre povere passioni, di colui che anzi redime queste stesse passioni.
L'infinito è solitudine divina, è colloquio con l'Eterno, è riflesso di Colui che in fondo ogni cuore brama.

Da l'anima innamorata di Alda Merini

sabato 14 aprile 2012

Non conosciamo l'anima



In un tempo che non conosciamo l'anima comincia a vivere di luce propria e diventa  il nostro angelo custode.
Fin da quando il bambino impara a camminare, la madre lo avvia verso la propria solitudine e il figlio comincerà ad andare avanti senza capire né dove arriverà né dove sono i confini della sua vita e della sua morte.
Per capire il segreto della sua esistenza e per una grande paura interiore il bambino si affiancherà ai suoi simili e diventeranno dei grandi guerrieri contro la vita.
Essi non sanno che combattono la vita, ma comunque ciò che è sicuro è che hanno in mente la guerra.
La guerra appartiene a quel rancore assoluto che prova il bambino quando viene messo sulla strada di tutti, quando qualche bambino capirà che è stato meno felice degli altri e che ha avuto a volte dei genitori indegni.
Ma comunque ogni madre per quanto indegna ha insegnato al bambino la parola musica, sole, avvenire, mamma.
Per quanto ci si rammarichi o ci si addolori, il bambino, ovvero il figlio della natura, ha capito che la sua vera madre è la terra, è la vita, eppure la combatte come un giorno ha combattuto il seno della madre per venire alla luce.  La forza propulsiva di questa nascita è l'anima.
Col tempo il bambino diventato adulto prenderà coscienza della propria nudità e della propria bellezza e farà del suo corpo uno stelo di vita e soprattutto un richiamo di vita. Nascerà l'amore l'amore nasce nell'uomo dal grande desiderio di riposare le sue fatiche nel corpo di un altro guerriero che questa volta sarà la donna.
E non solo vorrà riposarsi ma vorrà penetrare questa grotta di silenzio e di affetto che è il corpo della donna, che è il corpo della sua genitrice.
Nascerà in lui la colpa della sua debolezza finché un giorno per colpa della vita o per un tradimento questa donna sparirà e l'uomo continuerà a credere nella presenza di qualcuno che non c'è più e comincerà a stringere tra le braccia la morte come se fosse la sua sola compagna.
Finché morirà di questa grande illusione nella sua piena vecchiaia, stanco di mente e di cuore, e riderà di questa sua grande follia di cui non si è mai accorto.

La pace



La pace che sgorga dal cuore
e a volte diventa sangue,
il tuo amore
che a volte mi tocca
e poi diventa tragedia
la morte qui sulle mie spalle,
come un bambino pieno di fame
che chiede luce e cammina.
Far camminare un bimbo è cosa semplice,
tremendo è portare gli uomini
verso la pace,
essi accontentano la morte
per ogni dove,
come fosse una bocca da sfamare.
Ma tu maestro che ascolti
i palpiti di tanti soldati,
sai che le bocche della morte
sono di cartapesta,
più sinuosi dei dolci
le labbra intoccabili
della donna che t'ama..

Pianto dei poeti



Ruba a qualcuno la tua forsennata stanchezza
o gemma che trapassi il suono
col tuo respiro l'ombra che sta ferma
di fronte ad un porto di paura
quel trascendere il mito
come se fosse forzatamente azzurro
o chi senza abbandono
che non sanno che il pianto dei poeti
è solo canto.
Canto rubato al vecchio del portone
rubato al remo del rematore
alla ruota dell'ultimo carro
o pianto di ginestra
dove fioriva l'amatore immoto
dalle turbe angosciose di declino
io sono l'acqua che si genuflette
davanti alla montagna del tuo amore.


Alda Merini