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giovedì 22 dicembre 2011

I fogli bianchi sono la dismisura dell’anima


I fogli bianchi sono la dismisura dell’anima
e io su questo sapore agrodolce
vorrò un giorno morire,
perché il foglio bianco è violento.
Violento come una bandiera,
una voragine di fuoco,
e così io mi compongo
lettera su lettera all’infinito
affinché uno mi legga
ma nessuno impari nulla
perché la vita è sorso, e sorso
di vita i fogli bianchi
dismisura dell’anima.

da "Fogli bianchi"

mercoledì 21 dicembre 2011

Il mio Presepe privato



È Natale e sui Navigli, come in centro a Milano, non si riesce più a entrare nei negozi: i magri o i lauti stipendi consentono a tutti una ressa ingenerosa alla ricerca di una felicità che non c’è, o che almeno non si compra.
Io quest’anno ho spento le candele: tutti mi hanno invitato, ma quella notte non farò nulla di diverso, nulla che io non faccia sempre, proprio come quando ero bambina; al limite si cambiava stanza, si andava dalla camera al tinello per vedere se era arrivato Gesù, e per mangiare il panettone, che allora si chiamava “el pan de Toni”…
Ma oggi Milano si affanna a cambiare faccia, ad abbattere le nostre vecchie dimore per apparire moderna, così i rifacimenti delle case hanno abbattuto anche noi, gli anziani. C’è una bella poesia dialettale che dice “fai piano, ogni volta che dai un colpo al muro lo dai al mio cuore…”.
Casa: quanto la ami a Natale! Ricordo quando, sempre bambina, persi la mia, abbattuta anche quella: allora c’erano le bombe, ci rifugiammo chi nelle risaie e chi nei paesi limitrofi, dove tutti eravamo un po’ degli stranieri. Nei granai la sera recitavamo il rosario su dei pagliericci di fortuna, poi di giorno si andava nelle cascine in cerca di pane, in breve… si mendicava dai contadini abbienti. Oggi, invece, che abbiamo una casa non abbiamo più quella cortesia e quell’amore dei contadini. Io dormivo con una vecchia che ogni notte pregava la morte che la venisse a prendere, e avevo paura. Ma come bambina ho dovuto accontentarmi.
Adesso che sono un’anziana poetessa… continuo ad accontentarmi. Ma ripenso con nostalgia a quei Natali solenni, quando la mamma faceva enormi presepi, metteva le figurine dei pastori e i laghetti di specchio. Ci facevano trovare il carbone, alle volte, ma eravamo contenti lo stesso: poi, dietro il carbone, c’erano sempre tre caramelle. Però era arrivato Gesù, era questo che importava, vedere che sulla paglia del presepe qualcuno aveva deposto il bambino. E si pregava, si pregava insieme davanti a quella statuina, ignorando che il piede lieve della mamma era andato lì di notte per deporlo… Allora ignoravamo tutto della vita, anche il mistero della nascita, un evento che per noi cadeva dal cielo. La Madonna non appariva sorpresa, neanche San Giuseppe, e noi piccoli eravamo in un regno di favola bello che abbiamo perduto. Ci dimenticavamo dei doni e stavamo piuttosto a guardare quel bambino appena nato domandandoci se aveva freddo, ma la mamma ci diceva che aveva l’amore della Madre… Ecco, forse anche in tarda età chi mi scalda ancora nelle notti di solitudine è l’amore della mamma, che io amavo tanto e che credevo che, come Maria, non sarebbe mai morta.
Sì, si può morire d’amore per un uomo, ma quello che mi fece impazzire, forse, fu quella porta chiusa di mia madre dolcissima, che io credevo eterna, come tutti i figli.
E mi sono resa conto, a un tratto, che non avevo mai ascoltato i suoi lamenti tanto ero giovane. Ma quanto si paga la giovinezza! Anch’io, come le mie figlie, quando andavo a casa sua le portavo via gli oggetti più preziosi perché… nella mia casa sarebbero stati bene, e una madre si fa sempre derubare. A lungo andare morì, senza chiedere mai niente, ma era così felice della nostra gioia che forse non morì veramente mai. L’abbiamo derubata, ma soprattutto – e sembra un eufemismo – avremmo voluto (che Dio mi perdoni) portarle via quegli occhi, così verdi, così dolci, così innamorati di noi.
Sono passati decenni da quei Natali e ancora cerco l’odore dei mandarini o del bollito, che si mangiava solo quel giorno. Erano i nostri doni. Oggi invece si tende a saltare il Natale, si va direttamente all’arrivo dei Magi, ai doni, la nascita quasi non esiste più, forse perché le nostre donne non sanno essere madri. E i bambini, tra televisione e futili regali, sono i più grandi emarginati del nostro tempo: abbiamo rubato loro l’infanzia e la religiosità della vita.
Mi si chiede cosa vorrei trovare questa notte sotto il presepe: la mia Barbara, la mia Flavia, le mie figlie che mi furono tolte quando una maestra, assistente sociale, trovando che la casa non era ordinata me le portò via. Sono sempre stata una disordinata perenne, ma avevo quattro bambine felici alle quali suonavo le “nenie” di Natale. Andando in solaio ho trovato le mie vecchie famose poesie tutte imbrattate delle loro figurine: giocavano con le mie grandi poesie! Io non ho pianto su queste, ma su quelle figurine sì. Loro non sapevano cosa vuol dire genio, conoscevano solo due parole: mamma e bambino.
Il mio presepe privato di Alda Merini

da Avvenire del 21/12/2006

Il Buon Natale di Alda Merini



A Natale non si fanno cattivi
pensieri ma chi è solo
lo vorrebbe saltare
questo giorno.
A tutti loro auguro di
vivere un Natale
in compagnia.
Un pensiero lo rivolgo a
tutti quelli che soffrono
per una malattia.
A coloro auguro un
Natale di speranza e di letizia.
Ma quelli che in questo giorno
hanno un posto privilegiato
nel mio cuore
sono i piccoli mocciosi
che vedono il Natale
attraverso le confezioni dei regali.
Agli adulti auguro di esaudire
tutte le loro aspettative.
Per i bambini poveri
che non vivono nel paese dei balocchi
auguro che il Natale
porti una famiglia che li adotti
per farli uscire dalla loro condizione
fatta di miseria e disperazione.
A tutti voi
auguro un Natale con pochi regali
ma con tutti gli ideali realizzati.

martedì 20 dicembre 2011

Il regno delle donne



C’è un regno tutto tuo
che abito la notte
e le donne che stanno lì con te
son tante, amica mia,
sono enigmi di dolore
che noi uomini non scioglieremo mai.
Come bruciano le lacrime
come sembrano infinite
nessuno vede le ferite
che portate dentro voi.
Nella pioggia di Dio
qualche volta si annega
ma si puliscono i ricordi
prima che sia troppo tardi.

Guarda il sole quando scende
ed accende d'oro e porpora il mare
lo splendore è in voi
non svanisce mai
perché sapete che può ritornare il sole.
E se passa il temporale
siete giunchi ed il vento vi piega
ancor più forti voi delle querce e poi
anche il male non può farvi del male.

Una stampella d'oro
per arrivare al cielo
le donne inseguono l'amore.
Qualche volta, amica mia,
ti sembra quasi di volare
ma gli uomini non sono angeli.
Voi piangete al loro posto
per questo vi hanno scelto
e nascondete il volto
perché il dolore splende.
Un mistero che mai
riusciremo a capire
se nella vita ci si perde
non finirà la musica.

Guarda il sole quando scende
ed accende d'oro e porpora il mare
lo splendore è in voi
non svanisce mai
perché sapete che può ritornare il sole
dopo il buio ancora il sole.
E se passa il temporale
siete prime a ritrovare la voce
sempre regine voi
luce e inferno e poi
anche il male non può farvi del male
.

Sì, io ti amo come posso



Sì, io t’amo e come posso dire
quel che mi accade quando sale in seno
questa grande visione che rapire
potrebbe al cielo tutto il suo sereno?
Io non canto e non parlo e vò soffrire
avidamente di questo tuo sdegno
che tu m’hai raccolto e non mi sazi
e per ogni argomento tu mi strazi.

(da "Le rime petrose")

lunedì 19 dicembre 2011

Appello: salviamo casa Merini


firmiamo per salvare casa Merini... http://www.firmiamo.it/salviamo-casa-merini/list

"Ci sono giorni / che non si staccano / dalle pareti" scriveva Alda Merini, e lei quei giorni li ha impressi sulle pareti, quasi a incidere dentro chi l'ha sempre amata una testimonianza-estensione della sua materialità di donna, di essere umano, un graffio di dolore-amore, che possa essere visibile nel luogo dei suoi ultimi anni... un dire... è vero, io esistevo anche come essere umano, non solo come poetessa, e questi segni sono me stessa, frasi di me, giorni di me, adesi al muro della vita, della vostra vita, della vita di chi resta dopo me, anche di chi non mi ama.
Matteo Cotugno

lunedì 12 dicembre 2011

Vedo in questo gelido tuo sguardo




Vedo in questo gelido tuo sguardo
l’ultima morte. Si è staccata in viso
la maschera che avevi di dolore
e sorridi beata del tuo tempo.
Pensa che adesso, esuli del padre
e della madre, non abbiamo più,
del sole il bel colore
e abbiamo perduto dio, così lontano.

da ultime poesie d’amore (Un’anima indocile)

Il mio amore rovente




Il mio amore rovente
come una lacrima è la stessa legge della vita.
Pensavo che nei miei nascondigli,
nei miei occhi pieni di canto,
tu trovassi questo libro meraviglioso,
che io ho scritto per te
e che è la summa teologica dei miei desideri.
Ti vorrei parlare dei desideri delle fanciulle,
dei loro prati, delle loro selvagge giacenze
e di come toccano le corde dell'amore
con mani così silenziose
che neppure Amore si sveglia.
Tu hai sempre dormito e non ti sei mai accorto
che sono venuta da te in forma d'anima
e che non ti ho mai baciato perché un bacio
ti avrebbe risvegliato dalla morte dell'uomo.
Ma io che ti amo sono diventata immortale,
e non m'importa se tu mi prendi per una mosca inutile,
un insetto che ti logora il sonno.
Sono io che sono logorata da te
e sono diventata un tessuto così rovinato e logoro
che se tu mi vedessi non mi baceresti certo.
Sono in fondo l'infula di un morto
e non so come faccia a vivere perché tu non mi baci mai
e non puoi baciarmi
perché sono la tua anima."

brano tratto da "L'Anima Innamorata" 

L'ora più solare per me




L'ora più solare per me
quella che più mi prende il corpo
quella che più mi prende la mente
quella che più mi perdona
è quando tu mi parli.
Sciarade infinite,
infiniti enigmi,
una così devastante arsura,
un tremito da far paura
che mi abita il cuore.
Rumore di pelle sul pavimento
come se cadessi sfinita:
da me si diparte la vita
e d'un bianchissimo armento io
pastora senza giudizio
di te amor mio mi prendo il vizio.
Vizio che prende un bambino
vizio che prende l'adolescente
quando l'amore è furente
quando l'amore è divino.

Alda Merini da "Folle, folle, folle di amore per te - Poesie per giovani innamorati"

tela di Sandro Chia

domenica 11 dicembre 2011

Ah se almeno potessi



Ah se almeno potessi,
suscitare l'amore
come pendio sicuro al mio destino!
E adagiare il respiro
fitto dentro le foglie
e ritogliere il senso alla natura!
O se solo potessi
corpo astrale del nostro viver solo
pur rimanendo pietra, inizio, sponda
tangibile agli dei
e violare i più chiusi paradisi
solo con la sostanza dell'affetto.

(da "La terra santa")
 in foto: il poeta preferito 1888 di Sir Lawrence Alma-Tadema

sabato 10 dicembre 2011

Quando incorrotta apparsi



Quando incorrotta apparsi a dominare
Venere antica
ogni cosa di gioia era ripiena
e l’Amore distante,
anzi, vicino, ma trasfigurato.

Poi divenni col tempo
simile ad una grotta abbandonata
da millenni, fumosa di magia,
perché feci incantesimi d’amore...

Da agilissima e tenue mi divenni
grave di errori e dalla mia bellezza
astruso amante mi calò d’un colpo
la vereconda immagine di Dea.


Alda Merini
Da Nozze romane
dicembre 1953

Pg 56 Il suono dell’ombra

Amo, e tu sai


Padre, se questo amore
così grande mi attira
fino a darmi giganti dimensioni;
Padre, se questa ascesa
è simile all’abisso e colorata,
prosperosa ogni vena di ricordo,
dammi morte ossequiosa
dei miei ciechi travagli
e una pura deriva
a cui possa ancorare ogni divieto.

Padre dolce, mi attiri
il Tuo pieno coraggio:
velami Tu di mille accettazioni
che non siano fragili eminenze
di un assente principio.

Amo, e Tu sai che l’anima mi è stanca:
troppe volte abbattuto
fu il fantasma del vuoto alle mie case!


Alda Merini
Da Nozze romane
dicembre 1953

Pg 57 Il suono dell’ombra

venerdì 9 dicembre 2011

La semplicità



Alda Merini

La semplicità è mettersi nudi davanti agli altri.
E noi abbiamo tanta difficoltà ad essere veri con gli altri.
Abbiamo timore di essere fraintesi, di apparire fragili, di finire alla mercè di chi ci sta di fronte.
Non ci esponiamo mai. Perché ci manca la forza di essere uomini, quella che ci fa accettare i nostri limiti, che ce li fa comprendere, dandogli senso e trasformandoli in energia, in forza appunto.
Io amo la semplicità che si accompagna con l’umiltà. Mi piacciono i barboni. Mi piace la gente che sa ascoltare il vento sulla propria pelle, sentire gli odori delle cose, catturarne l’anima.
Quelli che hanno la carne a contatto con la carne del mondo. Perché lì c’è verità, lì c’è dolcezza, lì c’è sensibilità, lì c’è ancora amore.


Ansia



Ora che io riposo
nella certezza del tuo ritorno
e sento che l’ore
si caricano d’aspettazione
e danno il frumento divino
dei desideri del corpo,
ora che sul vigoroso
sfondo del tuo avvicinarti
ogni sfiducia
è sollevata ed ammessa
al triplice riferimento
delle cose concrete,
accordo questo tormento
alla notturna carità di un suono.

01-01-1951
da La presenza di Orfeo

da Piccoli Canti



Se tutto un infinito
ha potuto raccogliersi in un Corpo
come da un corpo
disprigionare non si può l’immenso?


tratta da La presenza di Orfeo (Alda Merini)

Ieri sera era amore... a Ettore



Ieri sera era amore,
io e te nella vita
fuggitivi e fuggiaschi
con un bacio e una bocca
come in un quadro astratto:
io e te innamorati
stupendamente accanto.
Io ti ho gemmato e l'ho detto;
ma questa mia emozione
si è spenta nelle parole.

da Le nuove poesie ... di Alda Merini

Angeli



Angeli,
che avete bisogno del suono,
angeli,
che non vi pentite.
Angeli,
che siete l'invidia e il desiderio dell'uomo.
Potesse l'uomo avere una sola delle vostre ali
per uccidersi di vero amore.

da Poesie religiose di Alda Merini
in foto La Canzone degli Angeli, William-Adolphe Bouguereau, 1881

O labbra, labbra disunite e bianche



O labbra, labbra disunite e bianche
nel valore del pianto penitente,
labbra disunite dentro il bacio
in tenera protesta di follia,
o labbra senza tempo
che avete amato un uomo,
labbra senza perdono
ponete la protesta fuori da una finestra.
O labbra della Vergine divina
che cantan l’Angelo che ormai si avvicina,
è pronto il gran segreto,
vengo meno a un divieto.

Alda Merini
(da “Ballate non pagate”)

martedì 29 novembre 2011

Le parole di Aronne




Le parole di Aronne 
erano un caldo pensiero 
un balsamo sulle ferite 
degli ebrei sofferenti; 
a noi nessuno parlava 
se non con calci e pugni, 
a noi nessuno dava la manna. 
Le parole di Aronne 
erano come spighe, 
crescevano nel deserto 
dove fioriva la fede; 
da noi nulla fioriva 
se non la smorta pietà 
di chi ci stava vicino 
e il veto antico ancestrale 
dei paludati d’inferno. 
A noi nessuno parlava; 
eppure eravamo turbe 
turbe golose assetate 
di bianchi pensieri. 
Lì dentro nessuno 
orava piangendo 
sulla barba del vecchio Profeta 
e Mosè non sprofondò mai 
nel nostro inferno leggiadro 
con le sue leggi di pietra.

(da "La terra santa")

Ed era un mattino bugiardo (a Rino Escalante)




Ed era un mattino bugiardo
uno dei tanti mattini
in cui entrai in un nefasto sogno:
era un sogno di pesanti paure,
di zolle devastate
era il sogno di un impossibile amore.
Le nostre mani furono disserrate
schiodate come le mani del Cristo
inutili furono i nostri abbandoni,
qualcuno ci ferì alle spalle
non so chi, non so chi
forse una forza umana
forse la forza del destino
forse tu stesso, amore,
mi hai colpita alle spalle.

Alda Merini


venerdì 25 novembre 2011

Io ero un uccello (L'ALBATROS)



Io ero un uccello
dal bianco ventre gentile,
qualcuno mi ha tagliato la gola
per riderci sopra
non so.
Io ero un albatro grande
e volteggiavo sui mari.
Qualcuno ha fermato il mio viaggio,
senza nessuna carità di suono.
Ma anche distesa per terra
io canto ora per te
le mie canzoni d’amore.

(da “La Terra Santa”)

giovedì 24 novembre 2011

Risultato impreciso




Per capire il segreto
di un cuore maledetto
certo
non occorre un bel canto
né un canto funerario
né un canto di alleluia;
la menzogna è sospetta,
amica prediletta,
tu ti trovi in un canto
ai piedi del tuo letto.

da Un’anima indocile

mercoledì 23 novembre 2011

Nuovissima



Nuovissima come intendevi diventare dopo,
nuova, come la coltre più vistosa,
ho coperto con te le prime notti del tempo
ed era bello favorirti,
dirti che a me non piaceva
quello che a te piaceva;
eppure il tempo ci mise insieme i corpi
come se, tradotto
dietro un unico carro di stoltizia,
noi pagassimo caro questa tema di essere belle
e fummo sì invidiate poi,
Anna, per questo genere lontano
che è la tua bellezza di dolore.


da Un'anina indocile 1996
foto di Matteo Cotugno

martedì 22 novembre 2011

Amore giunge come un torrente



Amore giunge come un torrente
a stravolgere i sensi
e mischia la sabbia
al pensiero.
Il corpo è tutto un dolore.
Per guarire il mio corpo
occorrono trenta albe azzurre
e trenta notti d'amore.

da Parole di canto e di luce

lunedì 21 novembre 2011

Follia, mia grande giovane nemica



Follia, mia grande giovane nemica,
un tempo ti portavo come un velo
sopra i miei occhi e mi scoprivo appena.
Mi vide in lontananza il tuo bersaglio
e hai pensato che fossi la tua musa;
quando mi venne quel calar di denti
che ancora mi addolora tra le spoglie,
comprasti quella mela del futuro
per darmi il frutto della tua fragranza.

(da "Ballate non pagate")


Tu eri la verità


Tu eri la verità, il mio confine,
la mia debole rete,
ma mi sono schiantata
contro l'albero del bene e del male,
ho mangiato anch'io la mela
della tua onnipresenza
e ne sono riuscita
vuota di ogni sapienza,
perché tu eri la mia dottrina,
e il calice della tua vita
sfiorava tutte le rose.
Ora ti sei confusa
con gli oscuri argomenti della lira
ma invano soffochi la tua voce
nelle radici - spirali degli alberi,
invano getti gemiti
da sotto la terra,
perché io verrò a cercarti
scaverò il tuo fermento,
madre, cercherò negli spiriti
quello più chiaro e più fermo,
colui che aveva i tuoi occhi
e la tua limpida voce
e il tuo dolce coraggio
fatto soltanto di stelle.


Ho bisogno di silenzio



Ho bisogno di silenzio
come te che leggi col pensiero
non ad alta voce
il suono della mia stessa voce
adesso sarebbe rumore
non parole ma solo rumore fastidioso
che mi distrae dal pensare.

Ho bisogno di silenzio
esco e per strada le solite persone
che conoscono la mia parlantina
disorientate dal mio rapido buongiorno
chissà, forse pensano che ho fretta.

Invece ho solo bisogno di silenzio
tanto ho parlato, troppo
è arrivato il tempo di tacere
di raccogliere i pensieri
allegri, tristi, dolci, amari,
ce ne sono tanti dentro ognuno di noi.

Gli amici veri, pochi, uno?
sanno ascoltare anche il silenzio,
sanno aspettare, capire.

Chi di parole da me ne ha avute tante
e non ne vuole più,
ha bisogno, come me, di silenzio.

Alda Merini

Gli inguini



Gli inguini sono la forza dell’anima,
tacita, oscura,
un germoglio di foglie
da cui esce il seme del vivere.
Gli inguini sono tormento,
sono poesia e paranoia,
delirio di uomini.
Perdersi nella giungla dei sensi,
asfaltare l’anima di veleno,
ma dagli inguini può germogliare Dio
e sant’Agostino e Abelardo,
allora il miscuglio delle voci
scenderà fino alle nostre carni
a strapparci il gemito oscuro
delle nascite ultraterrestri.

(da “La terra santa”)

domenica 20 novembre 2011

Uomo...



Uomo che trasmigri mille volte in un giorno
e un giorno ti sento aquila e un giorno ruscello
e un giorno viandante e un giorno sogno,
uomo che metti radici ovunque
e io ti corro dietro con l'unico secchio del mio perdono
cercando di inumidire le tue ali affinchè tu mi cada vicino,
vorrei atterrarti, angelo che voli lontano e non mi abbandoni,
e non capisco perché invochi altri cieli e altre morti
mentre il cielo d'amore ti potrebbe far morire.

Alda Merini
(da L'anima innamorata)

La luna geme sui fondali del mare


Ricolma il tuo vuoto, amore


Lascio a te




Lascio a te queste impronte sulla terra
tenere dolci, che si possa dire:
qui è passata una gemma o una tempesta,
una donna che avida di dire
disse cose notturne e delicate,
una donna che non fu mai amata.
Qui passò forse una furiosa bestia
avida sete che dette tempesta
alla terra, a ogni clima, al firmamento,
ma qui passò soltanto il mio tormento.

da Il volume del canto

foto di Ellen Kooi

Lui non sapeva che nel tempo


Anima mia che metti le ali


Oh, lasciati baciare amore mio