Dalla solita sponda del mattino
io mi guadagno palmo a palmo il giorno:
il giorno dalle acque così grigie,
dall'espressione assente.
Il giorno io lo guadagno con fatica
tra le due sponde che non si risolvono,
insoluta io stessa per la vita
... e nessuno m'aiuta.
Mi viene a volte un gobbo sfaccendato,
un simbolo presago d'allegrezza
che ha il dono di una stana profezia.
E perché vada incontro alla promessa
lui mi traghetta sulle proprie spalle.
Alda Merini
io mi guadagno palmo a palmo il giorno:
il giorno dalle acque così grigie,
dall'espressione assente.
Il giorno io lo guadagno con fatica
tra le due sponde che non si risolvono,
insoluta io stessa per la vita
... e nessuno m'aiuta.
Mi viene a volte un gobbo sfaccendato,
un simbolo presago d'allegrezza
che ha il dono di una stana profezia.
E perché vada incontro alla promessa
lui mi traghetta sulle proprie spalle.
Alda Merini
22 dicembre 1948
All'età di 17 anni Alda Merini compone questa poesia... inserita nel 1950 da Spagnoletti nell'antologia Poesia italiana contemporanea 1909-1949
RispondiEliminaNel centro di Milano percorreva ogni mattina la stessa strada. Era il 1948. Le capitava di incontrare sovente un signore minuto, curvo, silenzioso, di un’eleganza dimessa. A lui dedicò una delle sue prime poesie, Il gobbo: Mi viene a volte un gobbo sfaccendato, un simbolo presago d’allegrezza che ha il dono di una strana profezia. Quell’uomo era Enrico Cuccia, il leggendario banchiere. «Una mattina lo fermai e gli dissi: “io ho fame”. “Buon segno”, mi rispose. E tirò dritto».
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